Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per la notizia recentemente apparsa sulla stampa locale di Lodi: “Con il coltello nello zaino: i ragazzi hanno paura”.
Alcuni studenti, secondo i resoconti, porterebbero con sé coltelli e altri strumenti di offesa come risposta a una percezione diffusa di insicurezza. Tale fenomeno, seppur limitato a una minoranza, rappresenta un indicatore significativo di disagio giovanile che richiede attenzione educativa e sociale.
Non è possibile affrontare questo problema esclusivamente con misure di controllo o repressione. La sicurezza reale passa attraverso la costruzione di reti di supporto nelle comunità educative e il rafforzamento del dialogo tra studenti, famiglie e istituzioni.
Le dichiarazioni della consigliera comunale e dirigente scolastica Antonia Rizzi sottolineano l’importanza della scuola come presidio di civiltà, cittadinanza e diritti umani. La scuola deve essere un luogo in cui sviluppare competenze relazionali, capacità di mediazione e consapevolezza dei propri diritti e doveri.
Il bullismo e la violenza minorile, fenomeni purtroppo ancora presenti, riflettono fragilità sociali e mancanza di strumenti di tutela. È quindi necessario promuovere interventi educativi che favoriscano relazioni di fiducia, capacità di resilienza e comportamenti responsabili.
Ogni episodio di porto di armi o strumenti di offesa deve essere interpretato come un campanello d’allarme. Dietro l’oggetto vi è un giovane che cerca protezione e ascolto, non una semplice trasgressione da sanzionare.
Il CNDDU invita le autorità locali e nazionali a sostenere progetti integrati che uniscano educazione ai diritti umani, mediazione scolastica, sportelli di ascolto e interventi socioeducativi mirati, trasformando la paura in strumenti di empowerment.
È fondamentale garantire che scuole, centri giovanili e spazi pubblici siano ambienti sicuri, inclusivi e capaci di promuovere il benessere psicosociale dei ragazzi.
Il CNDDU sollecita l’adozione di protocolli integrati di sicurezza e programmi pedagogici specifici per prevenire il disagio giovanile. Particolare attenzione deve essere riservata ai docenti non fuorisede: la loro distanza dalla comunità locale non può tradursi in isolamento professionale o in una delega esclusiva della responsabilità educativa.
La tutela dei diritti dei minori e del personale scolastico costituisce un obbligo inderogabile, sancito dalle normative nazionali e internazionali. È urgente tradurre questo principio in azioni concrete, coordinate e verificabili: investire nella sicurezza educativa significa preservare la scuola come spazio di crescita, civiltà e cittadinanza attiva, evitando che la paura diventi il linguaggio quotidiano tra studenti e insegnanti.
In questa prospettiva, la promozione di percorsi di educazione emotiva e sociale diventa centrale per prevenire l’insorgenza di comportamenti a rischio. La partecipazione attiva dei giovani alla vita scolastica e territoriale contribuisce a sviluppare senso di appartenenza e responsabilità civica.
I progetti di mentoring tra pari, laboratori di mediazione e programmi di educazione ai diritti umani devono essere considerati strumenti prioritari di prevenzione del disagio. La collaborazione tra scuola, famiglie e servizi sociali rappresenta la chiave per costruire comunità resilienti e inclusive.
Il CNDDU ribadisce l’importanza di monitorare costantemente il benessere degli studenti, individuando tempestivamente segnali di disagio e progettando interventi mirati che uniscano dimensione educativa e tutela della legalità.