Il bilancio delle morti sul lavoro in Italia resta allarmante. Nei primi otto mesi del 2025 si contano 681 vittime, di cui 493 in occasione di lavoro e 188 in itinere, ovvero durante il tragitto casa-lavoro. Numeri che fotografano una tragedia che continua a ripetersi, senza segnali di reale inversione di tendenza.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, le regioni con il maggior numero di decessi restano Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia. In particolare, la Lombardia registra 68 vittime in occasione di lavoro, seguita da Veneto (53), Campania (49) e Sicilia (41).
«L’estate 2025 lascia dietro di sé un triste bilancio di infortuni e morti sul lavoro. I dati parlano di 681 decessi: una tragedia che si rinnova anno dopo anno. La sicurezza è l’unica vera arma di prevenzione e il presupposto della qualità della vita dei lavoratori», sottolinea Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio.
Lombardia maglia nera per numero di morti, ma incidenza più bassa
Nonostante il primato negativo nel numero assoluto di vittime, la Lombardia rientra nella “zona bianca”, ovvero tra le regioni con un’incidenza inferiore alla media nazionale (20,6 morti ogni milione di lavoratori). Ciò significa che, pur con il più alto numero di decessi, il tasso di rischio risulta più contenuto in rapporto alla popolazione lavorativa regionale, particolarmente elevata.
Cantieri e manifattura i settori più colpiti
Le Costruzioni restano il comparto con il maggior numero di decessi (78), seguite da Attività manifatturiere (69), Trasporti e magazzinaggio (65) e Commercio (48). A incidere maggiormente sono i cantieri edili, dove si continua a registrare un’alta frequenza di incidenti gravi e mortali.
I lavoratori più a rischio: over 55 e stranieri
L’incidenza più elevata di infortuni mortali si registra tra gli over 65 (66,5 morti per milione di occupati), seguiti dalla fascia 55-64 anni (31,5). In termini assoluti, è proprio questa categoria a pagare il prezzo più alto con 168 decessi.
A rischio anche i lavoratori stranieri, che registrano un tasso di mortalità più che doppio rispetto agli italiani: 43 morti per milione di occupati contro i 18 tra i lavoratori italiani. In totale, 148 stranieri hanno perso la vita nei primi otto mesi del 2025.
Donne e infortuni: 58 vittime da inizio anno
Sono 58 le donne decedute nel periodo gennaio–agosto 2025 (una in meno rispetto al 2024): 28 durante l’attività lavorativa e 30 nel tragitto casa-lavoro.
Denunce in lieve calo ma il rischio resta alto
Le denunce di infortunio totali sono state 384.007, in lieve calo (-0,7%) rispetto alle 386.554 registrate nello stesso periodo del 2024. Il numero più elevato di denunce riguarda le Attività manifatturiere (45.565), seguite da Costruzioni (24.595) e Sanità (23.929).
Il lunedì resta il giorno più pericoloso della settimana, con il 23,7% degli infortuni mortali, seguito da venerdì (20,3%) e giovedì (16,4%).
Un’emergenza che non si arresta
Nonostante la leggera flessione delle denunce complessive, la stabilità del numero delle vittime conferma che la sicurezza nei luoghi di lavoro resta una priorità irrisolta. Lombardia e le altre grandi regioni industriali continuano a registrare numeri che richiedono interventi strutturali, maggiori controlli e una rinnovata cultura della prevenzione.
Come conclude l’Osservatorio Vega, «solo la formazione continua e l’investimento nella sicurezza potranno interrompere una catena di tragedie che, ancora oggi, attraversa l’Italia da Nord a Sud».