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Due chef milanesi scelti come ambasciatori della Patata di Bologna Dop

Mariasole Cuomo e Davide Esposito firmano due ricette originali per il progetto “Taste innovators – La versione dello chef”

Due giovani cuochi milanesi sono stati selezionati come ambasciatori della Patata di Bologna Dop nell’ambito del progetto “Taste innovators – La versione dello chef”, iniziativa promossa dal Consorzio di Tutela Patata di Bologna Dop.

Si tratta di Mariasole Cuomo, del ristorante Spore, e di Davide Esposito, dell’Osteria Lagrandissima, entrambi coinvolti nella realizzazione di ricette originali dedicate alla varietà Primura, unica a denominazione protetta in Italia.

Il progetto e i protagonisti

Il percorso riunisce sette chef provenienti da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, selezionati per creatività e capacità di valorizzare la materia prima. Accanto ai due cuochi milanesi partecipano Lorenzo Coccovilli (ODD, Bologna), Marco Meggiato (Allegra, Bologna), Giorgio Rattini (Osteria da Oreste, Santarcangelo di Romagna), Silvia Banterle (Stilla, Colognola ai Colli) e Paolo Giraldo (Uva, Padova).

Ognuno di loro ha sviluppato una ricetta incentrata sulla Patata di Bologna Dop, prodotto radicato nella tradizione agricola bolognese da oltre settant’anni. Tutti i protagonisti hanno inoltre raccontato il proprio lavoro in un video realizzato con i content creator Giano Lai e Francesca Manunta di “Cosa mangiamo oggi”.

Le ricette dei due chef milanesi

Mariasole Cuomo propone il piatto “Plin al tartufo di Patata di Bologna Dop”, concepito per esaltare le caratteristiche della Primura. «Il tartufo di patata nasce dall’idea di valorizzare i profumi terrosi della varietà con le spore di Aspergillus oryzae, le cui proprietà enzimatiche producono un micelio dai profumi fungini», ha spiegato la chef, sottolineando che «la Patata di Bologna Dop è perfetta per essere trasformata in un tartufo grazie al giusto bilanciamento di amidi, senza zuccheri e non farinosa».

La proposta di Davide Esposito è invece “Aligot o nastro dell’Amicizia”, ispirata alla cucina contadina. «La mia cucina tende a rielaborare ricette tipiche scegliendo ingredienti semplici e trasformandoli in piatti capaci di dare soddisfazione», ha dichiarato, aggiungendo che «la Patata di Bologna Dop si presta all’aligot per qualità, versatilità e contenuto equilibrato di amido e zuccheri».

Un ingrediente al centro di nuove interpretazioni

Il Consorzio sottolinea che l’obiettivo del progetto è affidare a giovani professionisti la reinterpretazione contemporanea di una varietà storica, puntando sulla sua capacità di adattarsi a preparazioni differenti, dalle ricette tradizionali alle proposte più sperimentali.

Con il contributo degli chef coinvolti, la Patata di Bologna Dop viene così introdotta in percorsi gastronomici che ne rileggono la versatilità, rafforzando al tempo stesso il legame tra produzione agricola e nuove forme di cucina.


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