Ancora una tragedia sul lavoro in Lombardia. Un agricoltore di 61 anni ha perso la vita ieri a Teglio, in provincia di Sondrio, dopo essere rimasto schiacciato dal trattore che stava guidando. Secondo una prima ricostruzione, il mezzo agricolo si sarebbe ribaltato mentre l’uomo era impegnato in un terreno in pendenza, travolgendolo.
Inutili i soccorsi: sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, il personale del 118 e l’elisoccorso, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. I traumi riportati nel ribaltamento si sono rivelati fatali.
Una dinamica purtroppo ricorrente nei campi
L’episodio di Teglio non rappresenta un caso isolato. Negli ultimi mesi, in Lombardia, si sono già verificati almeno quattro decessi legati al ribaltamento di trattori: un uomo di 43 anni a Ome, nel Bresciano, il 15 novembre; un 74enne a Gazzuolo, nel Mantovano, il 22 luglio; e un 79enne a Cortenuova, in provincia di Bergamo, il 14 giugno.
Secondo i dati INAIL, il ribaltamento dei trattori è la prima causa di morte sul lavoro in agricoltura, con circa 100 vittime ogni anno a livello nazionale. Un fenomeno che continua a colpire soprattutto lavoratori esperti, spesso alla guida di mezzi datati e privi delle più moderne dotazioni di sicurezza.
Federacma: «Non sono fatalità, ma tragedie evitabili»
Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e del commercio di macchine agricole, operatrici e da giardinaggio, esprime cordoglio per la vittima e rilancia l’allarme sulla sicurezza nei campi, chiedendo un intervento immediato dello Stato.
«Un trattore che si ribalta e uccide il conducente è la conseguenza di una catena di mancanze – dichiara Andrea Borio, presidente di Federacma –. Spesso si tratta di mezzi vecchi, privi di protezioni, che nessuno controlla. E a pagarne il prezzo sono gli agricoltori, anche i più esperti».
Secondo la federazione, continuare a definire questi incidenti come fatalità significa ignorare un problema strutturale. «Non possiamo più accettarlo – prosegue Borio –: sono tragedie evitabili, figlie di un sistema che non mette davvero al centro la sicurezza».
La richiesta: applicare la revisione obbligatoria prevista dal 2015
Federacma torna a chiedere l’attuazione concreta della revisione obbligatoria dei mezzi agricoli, prevista da un decreto del 2015 ma mai entrata realmente in funzione. Una misura che, secondo la federazione, consentirebbe di individuare e mettere fuori uso i trattori più pericolosi, migliorando in modo significativo la sicurezza degli operatori.
«La sicurezza non può essere affidata al caso – conclude Borio –. Senza controlli tecnici, senza formazione e senza una rete capillare di assistenza, continueremo a contare i morti. È ora che lo Stato faccia la sua parte, applicando una legge già esistente e garantendo a tutti gli agricoltori la possibilità di lavorare in condizioni sicure».
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