Il 2024 si è chiuso con fatturati in lieve aumento, ma con una redditività in forte contrazione. L’economia lodigiana mostra ancora una buona tenuta, sostenuta da una manifattura dinamica e da mercati esteri che hanno trainato le imprese fino allo scorso anno. Per il 2025 è atteso un rallentamento, seguito da una ripartenza nel 2026.
L’analisi delle 300 imprese Top di Lodi, che nel 2024 hanno generato 13,6 miliardi di euro, mostra una crescita del fatturato dello 0,6% rispetto al 2023. Al contrario, i margini si riducono in misura significativa: il risultato d’esercizio totale scende a 437 milioni di euro, con una flessione del 30,5%. La quota di aziende in utile cala all’86,7%, il valore più basso dal 2017 (al netto del 2020), e il ROE mediano passa dal 13,1% all’11,5%.
Un’economia che cresce più della media regionale
Nel 2024 il PIL lodigiano è aumentato dell’1,5%, contro l’1,0% lombardo. Una performance sostenuta dalla presenza di settori anticiclici come chimico-farmaceutico e alimentare. La produzione manifatturiera è cresciuta del 2,9%.
Nel 2025 l’industria ha continuato a registrare un andamento positivo nei primi tre trimestri, con un +6,4%. Tuttavia, l’export è sceso del 7,8% nella prima metà dell’anno, penalizzato soprattutto dal calo dell’elettronica. La stima per il PIL del 2025 prevede così una decelerazione al +0,4%. Nonostante ciò, il sentiment delle imprese resta positivo: il 57% conta su un aumento del fatturato nel 2025 e guarda con fiducia al 2026. La difficoltà principale indicata dalle aziende è la ricerca di personale qualificato, criticità segnalata dal 48% del campione.
Le valutazioni di Assolombarda
Il Presidente di Assolombarda, Alvise Biffi, osserva: «Lodi, insieme a Milano, Monza e Brianza e Pavia, forma un quadrilatero economico da 304 miliardi di euro, pari al 13,6% del PIL italiano. Di fronte ai segnali di rallentamento, è indispensabile rafforzare la competitività delle imprese puntando su innovazione e qualità. Ma senza competenze adeguate non c’è innovazione. Nel lodigiano il mismatch riguarda circa metà dei profili ricercati».
Biffi ricorda inoltre l’impegno dell’associazione con il progetto AI 100%, pensato per mettere in rete scuole, università, ITS e imprese e sviluppare competenze avanzate per l’adozione dell’intelligenza artificiale.
Un territorio che deve fare i conti con la domanda globale
Il Presidente della sede di Lodi di Assolombarda, Fulvio Pandini, sottolinea come le tensioni geopolitiche e il rallentamento del commercio internazionale stiano incidendo sulle prospettive economiche: «Le nostre imprese nei primi nove mesi hanno continuato ad andare forte, ma sui mercati esteri le esportazioni sono in frenata. Occorre continuare a puntare su innovazione, produttività e competenze, rafforzando le sinergie tra imprese, università, start-up e centri di ricerca».
Un sistema imprenditoriale che mantiene fiducia nel futuro
Dalla survey emerge un quadro imprenditoriale che guarda avanti. Il 57% delle imprese prevede un aumento di fatturato nel 2025; il 51% conta su un miglioramento dell’EBIT. Per il 2026 il Centro Studi stima un’accelerazione del PIL all’1,0%, con un sentiment ancora più favorevole.
Il nodo critico resta la carenza di competenze. Il 48% delle imprese considera “alto” il rischio legato alla difficoltà di reperire personale qualificato. Seguono il rischio di domanda insufficiente e il costo dell’energia. Questo limite strutturale è confermato anche dai dati Excelsior, che nel 2024 rilevano difficoltà di reperimento per il 49% dei profili ricercati.
Il punto di vista di Banco BPM
Antonio Luca Sallustio, responsabile della Direzione Territoriale Lodi Lombardia Sud e Liguria di Banco BPM, commenta: «Il quadro tracciato da Assolombarda evidenzia un contesto imprenditoriale vivace. Oggi una questione cruciale è trovare e trattenere professionalità e talenti. Tuttavia, siamo di fronte a un fenomeno innescato da fattori sociodemografici che va affrontato nella sua totalità a livello politico-economico».
La struttura della classifica Top 300
Nel 2024 le 300 imprese della classifica hanno generato 13,6 miliardi di euro. Il reddito d’esercizio complessivo è sceso del 30,5%. La redditività si è ridotta in modo diffuso, con un ROE mediano all’11,5%. La composizione del campione vede un 46% di piccole imprese, un 37,7% di medie e un 16,3% di grandi aziende.
Il territorio mostra un’elevata concentrazione: 59 imprese hanno sede a Lodi e 38 a Codogno. Questi due comuni rappresentano un terzo delle aziende in classifica. Lodi da sola totalizza 3,7 miliardi di euro di fatturato, il 27,5% del totale provinciale.
Le prime dieci aziende per fatturato
Due imprese superano il miliardo di euro: Zucchetti, con oltre 1,2 miliardi, e Sasol Italy, con 1,1 miliardi. Seguono nell’ordine Sodalis, Sipcam Oxon, Itelyum Group, Prysmian Cavi e Sistemi Italia, Gruppo Di Martino, MTA, Aperam Stainless Services & Solutions e Ibsa Farmaceutici Italia. Otto aziende della top ten appartengono all’industria, quattro delle quali al comparto chimico.
Margini elevati per le top 50 dell’EBIT
Le imprese con i margini più alti registrano un rapporto EBIT/fatturato superiore al 14%. In testa Tai Milano, con il 51,50%, seguita da Quattordici, Rebucart, Centro Sperimentale del Latte e Azeta. La forte redditività riguarda aziende di dimensioni diverse, dalle più piccole alla prima in classifica, Zucchetti. Tra le top 50 quasi tutte presentano un ROE a doppia cifra.
La sfida demografica: il territorio si prepara a perdere 10.000 occupati
Il partner di PwC Italia, Massimiliano Pizzardi, evidenzia come il vero tema del futuro sia demografico: «Nei prossimi decenni la crescita sarà trainata dagli over 65. Le imprese dovranno trattenere i giovani talenti, integrarli nei processi decisionali e valorizzare le competenze per trasformare la tecnologia in risultati concreti».
Le dinamiche demografiche mostrano una provincia ancora relativamente giovane, ma destinata a cambiare. Lodi conta 230.447 abitanti e dovrebbe salire a 238 mila nel 2050. La crescita sarà però dovuta agli over 65, destinati a passare da 53 mila a quasi 76 mila. Al contrario, le fasce più giovani caleranno: meno 5.500 persone tra i 15 e i 34 anni e meno 12.500 tra i 45 e i 54 anni.
Mantenendo l’attuale tasso di occupazione, l’effetto demografico comporterebbe 10.000 occupati in meno entro il 2050, pari al 10% della forza lavoro attuale. Un dato che si somma a un altro fenomeno rilevante: l’aumento dell’emigrazione giovanile, cresciuta del 51% dal 2019.
Accanto al saldo naturale negativo, la dinamica migratoria resta fondamentale per mantenere il bacino di popolazione attiva. Nel 2024 il saldo migratorio è stato positivo per circa 1.700 persone.
Gestire il cambiamento per restare competitivi
La riduzione della base giovanile intensifica la competizione tra le imprese per attrarre i talenti disponibili. Servono strategie capaci di formare la forza lavoro esistente e rendere il territorio attrattivo per chi arriva da fuori. Solo così la sfida demografica potrà trasformarsi in un’occasione di crescita duratura.
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