Un bosco immaginario, linee morbide e icone nate dall’incontro tra linguaggi diversi: è così che due corridoi fino a ieri completamente bianchi della Casa Circondariale di Cremona sono diventati luoghi nuovi, aperti, sorprendenti.
Un cambiamento nato da un progetto artistico partecipato che ha coinvolto un gruppo di detenuti guidati da Simona “Lo Zoo di Simona” Angeletti, muralista nota in contesti sociali e sanitari in tutto il mondo, selezionata tramite bando nazionale.
Un laboratorio che unisce tecnica, estetica e consapevolezza
Per due settimane Angeletti ha lavorato insieme a un gruppo eterogeneo di partecipanti, trasformando l’esperienza pittorica in un percorso condiviso. Il primo intervento ha completamente rinnovato un corridoio lungo oltre venti metri, divenuto un bosco neopop: foglie stilizzate, rami sinuosi, campiture pulite e colori che spezzano la monotonia dello spazio carcerario.
Il tratto iconico dello Zoo di Simona, presente da trentacinque anni in scuole, ospedali e spazi periferici in diversi Paesi, ha portato vitalità e un immediato cambio percettivo dell’ambiente.
«L’arte può restituire respiro anche dove sembra mancare,» racconta l’artista. «La mia ricerca parte proprio da qui: portare natura, simbolo e colore in luoghi che non li prevedono.»
Un secondo corridoio ispirato all’immaginario di TommyLab104
Il secondo intervento ha seguito lo stesso linguaggio visivo, ma si è arricchito di un omaggio inatteso: quello dedicato a TommyLab104, giovane artista neurodivergente conosciuto per la sua comunicazione visiva diretta, immediata, iconica.
Il riferimento non era previsto in fase progettuale, ma è emerso spontaneamente durante il laboratorio come “appendice poetica”, stimolata dal racconto del libro pubblicato dall’artista nel 2025.
Il gruppo ha voluto integrare alcuni elementi del suo linguaggio grafico come segno di vicinanza e riconoscimento. «È stato sorprendente vedere come si siano sentiti coinvolti,» prosegue Angeletti. «Hanno spiegato ai compagni chi è Tommy, perché i suoi disegni sono importanti, e hanno perfino creato schizzi da inviargli. Un esempio di come l’arte possa generare legami imprevisti.»
Un lavoro corale che valorizza competenze e relazioni
Il progetto non ha solo trasformato fisicamente gli spazi, ma ha dato ai partecipanti la possibilità di esprimersi attraverso un processo creativo complesso: scelta dei materiali, precisione delle linee, cura dei dettagli, gestione dello spazio.
Accanto agli aspetti tecnici, si è sviluppato un clima di collaborazione rispettosa, attenta e partecipe, che ha reso l’esperienza un’occasione di crescita personale e collettiva.
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